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sabato, ottobre 22, 2005

 

MI CHIAMO SERENA (racconto etero) di EROS DIONISI

Sono su una spiaggia assolata del sud, disteso su uno scoglio; il sole mi riscalda la pelle e i muscoli, e dà calore alle mie ossa reduci da un rigido inverno. Lo scoglio è piuttosto piatto, ed è inclinato verso il basso. Le onde del mare mi lambiscono i calcagni e i polpacci con un piacevole movimento di su e giù; la sensazione della spuma e dell’acqua salmastra che carezza i miei piedi è deliziosa. Il sole è abbastanza intenso, e per quanto sia protetto parzialmentealla mia sinistra dall'ombra di una roccia che cade a strapiombo sul mare, sono costretto a tenere gli occhi chiusi per non essere accecato dai barbagli. Con me ho un libro di Omero: ho appena finito di leggere un canto diell’Odissea, e un turbinio di pensieri vortica nella mia mente. Penso ad Ulisse, alle sue splendide avventure nel Mediterraneo, al suo coraggio e alla sua astuzia; terre misteriose, isole incantate, sortilegi di maghe innamorate...cerco di immaginarmi perso nel mare in tempesta con un gruppo di compagni avventurosi, e poi rido di me pensando che i pericoli maggiori in questi tempi mi verrebbero dall’inquinamento, dalle radioattività nascoste...altro che Lotofagi e Scilla e Cariddi; però chissà, forse qualche mostro come quelli dell'antica mitologia greca esiste anche oggi, magari prodotto da una mutazione genetica...Penso alla mia Penelope: Marina, che non è voluta venire in vacanza con me, che ha preferito partire con gli amici del fratello; e un alito di tristezza soffia su di me come un leggero venticello al pensiero di un autunno che si prospetta più melanconico del solito: la nostra storia ormai è al termine, e mai più potrò leccarla tra le gambe, così vicino all’origine del mondo e di tutte le cose, mai più potrò succhiare i capezzoli dei suoi seni turgidi e generosi, mai più la mia lingua potrà provare il sapore delle sue labbra dal gusto di frutto proibito. Mai più potrò scoparmela con foga e sentire la sua calda voce che mi incoraggia: "Sììì, vieni, vienimi dentro amore, ti prego, veniamo insieme..." Il rumore di un elicottero muta il corso dei miei pensieri. Infastidito, cambio posizione; prima mi metto prono, poi di nuovo supino. Vorrei dormire, ma non ci riesco; avrei tanto bisogno di sognare Marina, il suo sguardo da troja che mi faceva arrapare solo ad essere guardato così. E come le piaceva essere chiamata puttana, nell’intimità! Anche se era dolcissima, in fondo: una donna vera... Disteso con il ventre per terra, sento il mio membro che comincia a gonfiarsi; se ci fosse la sabbia scaverei un buco e lo metterei dentro, come facevo da piccolo. Su questo scoglio posso solo sfregarlo delicatamente cercando di non farlo uscire dal costume. Penso a cose orribili per farlo ammosciare, voglio stare di nuovo con la faccia rivolta verso il cielo... ho di nuovo il sole in faccia, il caldo sole che abbronza e purifica... Improvvisamente sento una specie di solletico ai piedi, no, non solletico, una specie di formicolìo piacevole, come quando il piede è stato in una posizione scomoda per lungo tempo e si risveglia dopo essersi addormentato. Vorrei aprire gli occhi, ma qualcosa mi dice di non farlo... poi sento una cosa morbida, calda e bagnata che sembra avvilupparsi attorno alla mia gamba destra e poi attorno alla mia gamba sinistra; penso che sia qualche alga, ma non mi va ancora di aprire gli occhi, non so perché. Infine mi decido ad aprirne uno... no... non è possibile! Una lunga e crespa chioma bionda copre come un dolce vello di freschi peli i miei piedi, e due occhi lucenti di smeraldo mi fissano con una promessa di intensa voluttà. Da dove è uscita questa splendida giovane donna, che con consumata perizia mi succhia l’alluce provocandomi una violenta erezione così che il glande ingrossato, prepotente si spinge fuori dal costume? Fortunatamente non c'è nessuno in questo posto, ma istintivamente non posso fare a meno di guardare a destra e a sinistra, poi riesco appena a dire, con un filo di voce:
"Chi sei?"
"Mi chiamo Serena", risponde lei con molta dolcezza, "rilassati, e non pensare a niente"
Abbassa la testa e riprende a succhiarmi l’alluce, e poi le altre dita dei piedi; non avrei mai pensato che fosse così piacevole, lasciarsi succhiare le dita dei piedi da una donna, da una creatura misteriosa e bellissima poi, come questa Serena, sbucata repentinamente dal mare... avevo notato una ragazza dall’altra parte della scogliera, dove c’è un piccolo spiazzo attraverso il quale si accede sia ai lidi che alle spiagge libere: indossava un’affascinante cappello di paglia e un paio di Rayban scuri; mi aveva colpito molto perché dallo stile e dal portamento ero certo che fosse una di quelle "col sangue blu", una di quelle ricche e viziate che mi affascinano e detesto allo stesso tempo; ma che ci faceva su una spiaggia popolare come questa?, avevo pensato, e non avevo potuto fare a meno di guardare una coscia bianca come neve, nonostante la stagione, dallo spacco di una specie di pareo strano che indossava, mai visto uno simile; il volto non ero riuscito a distinguerlo bene; mi aveva però molto colpito il contrasto tra il candore della pelle, i colori del pareo e il sole caldissimo che l’avrebbe ustionata solo se si fosse esposta per un minuto, con quella pelle così delicata! Di Serena invece riesco a vedere solo lo splendido viso incastonato come una gemma in un ovale perfetto, e questi occhi verdi così espressivi e ammalianti. Il resto del corpo è immerso nell’acqua di mare, e sembra che stia facendo l’amore con un’onda; dopo un po’ non riesco a scorgere nemmeno più il volto, perchè dapprima con i suoi foltissimi capelli dello stesso colore dell’oro mi copre il ventre, e anche il viso; mi inebrio del loro profumo, mentre la sua lingua comincia lentamente a salire sulle gambe, e poi a esplorare l’interno delle cosce. Le prendo la testa fra le mani, ma lei con delicatezza mi fa capire che non vuole essere toccata, così metto le mani per terra, esercitando per il godimento una pressione fortissima. La sua lingua vogliosa mi esplora in ogni punto, mi succhia e mi lecca e mi bacia e mi morde delicatamente; poi con una certa violenza mi abbassa il costume, quasi come se volesse strapparmelo; ho appena il tempo di alzare il bacino, immagino che voglia finalmente prenderlo in bocca, invece riscende giù ; eccitatissimo prendo in mano il mio pene, ma ancora una volta lei vuole che sia assolutamente passivo, così sono costretto a guardare il mio cazzo che vibra di desiderio mentre lei ritorna a giocare con l’alluce; ho letto da qualche parte che questa è una pratica molto in voga in Oriente, ma non l’ho mai sperimentata prima: sembra che ci sia una corrispondenza tra i punti dell'alluce che vengono stimolati e il membro virile.
"Prendimelo in bocca ti prego, sto impazzendo dalla voglia di mettertelo in bocca!" le dico, ma lei non risponde, anzi esercitando con la mano una delicata pressione sul ventre all’altezza dell’ombelico, ritorna a mordicchiarmi l’interno delle cosce. Comincio a sentire come una specie di piacevole vuoto, eppure non ho nessuno stimolo ad eiaculare, è come andare in discesa a fortissima velocità, è sborrare senza sperma, non so come spiegarlo. Finalmente con il pollice e l’indice fa un anello attorno al glande, e lo stringe leccandomi nella zona perineale, tra le palle e il buco del culo; facendo pressione con le mani alzo il bacino per facilitarle il compito, ma lei è costretta a schiudere l’anello di carne con il quale sfregava delicatamente il prepuzio, e a me sembra di sentire il sangue che pulsa fino a scoppiare; ho la sensazione di stare sborrando, ma dal mio cazzo durissimo non esce niente; mi rimetto supino, e lei sorridendo alla mia meraviglia mi riprende il glande tra pollice e indice e comicia a succhiarmi le palle. I suoi movimenti coincidono con quelli del mare e ho l'impressione di essere succhiato dalle onde stesse. Mi vengono in mente i versi di Claudiano: "blanda pericla maris, terror quoque gratus in undis" (i lusinghevoli pericoli del mare e il terrore gradito delle onde). Avrei voglia di ricambiare il sommo godimento che questa donna misteriosa mi sta procurando, vorrei affondare la mia lingua nella sua vagina che immagino calda e pregna di umori; apro gli occhi, ma di lei distinguo a malapena il busto, il mare come un liquido mantello nasconde tutta la parte media e inferiore del suo corpo... mi sembra per un momento di distinguere una sagoma scura sotto l'azzurro, come se sotto di lei ci fosse qualcosa di indipendente che si muove... all'improvvisocon un rapido gesto raccoglie la sua folta chioma dietro le spalle e i suoi splendidi seni mi si rivelano in una epifania di rara bellezza: sono turgidi e caldissimi, con capezzoli molto grandi di un rosso vivissimo. Con un lento movimento ondulatorio comincia a sfregarmi i capezzoli sul ventre, apro di nuovo gli occhi e noto finalmente una parte del corpo che mi era rimasta nascosta alla vista: sembra indossi uno strano costume d'argento, poi un riflesso del sole su questo strano costume mi abbaglia e sono costretto a chiudere gli occhi. Di nuovo ricomincia a succhiare, questa volta con i denti raschia delicatamente il mio pene fin dove la sua gola capace riesce ad inghottirlo, poi con un movimento vorticoso della lingua mi stimola ogni punto del glande, passa e ripassa sul filetto, scopre e ricopre il prepuzio,quindi comincia di nuovo delicatamente a raschiare. Riesco a percepire distintamente il liquido seminale che dallo scroto risale velocemente attraverso l'asta, ma al momento dell'esplosione lei mi tocca un punto tra le cosce e i testicoli e il liquido come spinto da una forza invincibile ridiscende giù, per almeno tre volte; quando esausto, con la voce soffocata dai gemiti la prego di farmi venire, lei, adoperando soltanto le labbra carnose mi succhia la punta del glande, senza usare la lingua... tutte le sensazioni si concentrano sull'estremità superiore della verga e poi parte uno schizzo violentissimo, e un'altro e un'altro ancora come frecce di latte che ho l'impressione le feriscano la gola per la loro violenza... ho la sensazione di urinare, non di sborrare tanto è lo sperma che caccio fuori e lei imperterrita continua a succhiare e ad inghiottire il mio seme, come un'assetata berrebbe in un deserto l'acqua a lungo cercata e finalmente trovata, e inghiotte tutto fino all'ultima goccia e continua a ciucciare anche dopo. In questa estasi interminabile mi sembra di perdere il senso del tempo. Poi il rumore dell'elicottero, quello di prima che evidentemente sta ritornando, mi riscuote e apro gli occhi; lei stacca la bocca dal membro ormai in riposo, e alza il busto così che posso ammirare ancora una volta i suoi splendidi seni; le chiedo:
"Ma chi sei, splendida creatura venuta dal mare? Come hai detto che ti chiami....?"
Un sorriso arcano le schiude le labbra:
"Il mio nome è Serena", mi risponde per la seconda volta ed emerge finalmente dal mare. E'impossibile descrivere la mia meraviglia quando mi rendo conto che un' argentea coda di pesce è ciò che costituisce la parte inferiore del suo corpo, quella che non riuscivo a scorgere. Sono stato scopato da una sirena! Con una capriola all'indietro, l'essere meraviglioso si rituffa nell' acqua da dove è venuto. Quindi riemerge e mi tende la mano invitandomi a seguirla nel mare profondo; sono molto tentato, ma poi mi rendo conto che seguirla significherebbe non ritornare più sulla terraferma; dopo un po', delusa, la sirena si immerge nuovamente nell'acqua e mi sembra di udire un canto straziante che viene da molto lontano... sono sgomento; mi dò un pizzicotto per rendermi conto se sono sveglio o è un sogno... sul costume non ci sono tracce di sperma, ed è ovvio: ha succhiato fino all'ultima goccia... poi guardo l'orologio e mi accorgo che sono passate almeno tre ore.. .il libro dell'Odissea è aperto al mio fianco proprio alla pagina del canto che parla delle sirene... sicuramente deve essere stato un sogno provocatomi dalla lettura del poema, concludo; ma quando mi alzo per sgranchirmi le gambe e rassettarmi il costume, noto un lungo capello biondo come avvinghiato attorno ad un testicolo...

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