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domenica, novembre 27, 2005

 

GRAZIE, ZIO! (racconto etero) di LILY

Mi chiamo Lily e ho appena compiuto diciotto anni. Sto soffiando le candeline sulla torta per il mio compleanno mentre zio Claudio mi guarda complice, essendo stato l’involontario artefice della mia non molto precoce maturità sessuale. Poco prima che mia madre spenga le luci e inizi il coro dei "tanti auguri a te", colgo un bagliore nel suo sguardo, e come un turbine violento piacevolissimi ricordi irrompono nella mia mente. Mi concentro su quello che è successo una notte di qualche tempo fa. Allora ero un po' più piccola d’età, ma il favoloso mondo della sessualità era già da molto tempo al centro dei miei interessi. Avevo deciso di liberarmi una volta per tutte di questo fastidioso ingombro della verginità, alla quale teneva più mio padre che io stessa; mio padre è il tipico bacchettone cattolico, mentre mia madre è una baciapile, ma solo la domenica: gli altri giorni preferisce baciare qualcosa di più caldo... Avevo anche scelto colui che avrebbe dovuto risolvere questo mio problema dell'ingombrante verginità: un mio compagno di scuola, Massimo, che quell’anno trascorreva anche lui le vacanze a P**** dietro mio suggerimento. Purtroppo a casa mia la presenza dei miei genitori e di mio zio, al quale apparteneva la villa in cui eravamo ospiti, ci impediva quel minimo di intimità necessaria ad espletare questa che per me era una formalità, per lui forse una difficoltà... ad essere sincera. Nella casa di Massimo non era possibile fare niente perché nell’appartamento che aveva affittato la sua famiglia c’era la presenza costante della nonna paraplegica ma lucidissima, la quale non avrebbe gradito certo la nostra performance erotica. Insomma, un pomeriggio decidemmo di infrattarci nella grande pineta nei pressi della spiaggia: sarebbe stato quello il luogo della mia iniziazione sessuale. Trovato un posto appartato, non mi restò che abbassare i pantaloncini e il costume di Massimo e guardare l’oggetto dei miei desideri. Già mi aveva insospettito il fatto che, nonostante sostenesse di essere molto eccitato, non ebbi difficoltà a spogliarlo: un membro grosso avrebbe certo creato un minimo di difficoltà; non mi ero sbagliata, infatti, e fui molto delusa dalle proporzioni insignificanti del suo uccelletto; cominciai a nutrire il dubbio che non sarebbe stato adatto alla bisogna. Immaginavo la perdita della verginità come un qualcosa di violento, un membro maschile robusto che mi avrebbe allargata dentro, dischiudendomi dopo la sofferenza iniziale piaceri inesprimibili. Ne parlavo spesso con le mie amiche; molti ragazzi ingenuamente credono che gli argomenti sessuali siano un po’ tabù per le ragazze. In realtà parliamo di sesso quanto e più di loro, e se una donna si liberasse del "complesso della puttana" secondo il quale il sesso femminile deve mantenere sempre un basso profilo su questo argomento, i maschi avrebbero parecchie sorprese... Io avevo deciso di mettere in pratica quanto avevo appreso dalle mie amiche più scafate e anche se ero ancora ignorantella, tuttavia confidavo che la mia passione per l’erotismo mi avrebbe dato quella marcia in più che a loro mancava. Quando abbassai il costume di Massimo, nonostante il suo piccolo pene fosse in evidente erezione, non mi attraeva molto; anzi credevo stupidamente che per le limitate dimensioni non sarebbe stato in grado di sverginarmi. Glielo presi un po’ in bocca con la speranza di influire ulteriormente sulle sue dimensioni, ma tutto quello che riuscii a tirarne fuori fu un liquido denso e lattiginoso: era la prima volta che assaggiavo lo sperma. Non fu un rapporto esaltante, non ebbi nemmeno il tempo di aprire le gambe che quell’inetto mi era venuto in bocca. Demotivata, decisi di non rivederlo più. Ma la notte, nel mio letto, non riuscivo a prendere sonno: il mio più grande desiderio era avere un uomo dentro di me, era guardare il volto del mio partner e magari baciarlo quando mi veniva dentro... il pompino fatto a Massimo nella pineta mi faceva sentire solo un po’ puttana e non aveva aumentato di molto le mie esperienze nel campo sessuale, se non per quanto riguarda l'aspetto gustativo.
Mi era sempre piaciuto mio zio Claudio, trentanovenne separato con figli a carico e due spalle nerborute che quando vi salivo da bambina mi sembrava davvero di stare su un cavallo... fu durante uno di questi giochi che mi si bagnò per la prima volta la mutandina - da allora collegai ogni sensazione piacevole che provavo nella zona genitale al collo e alle spalle di zio Claudio. Egli dormiva da solo nella stanza al piano di sopra della villetta, e quella notte, frustrata dalla delusione della pineta e non riuscendo a placare in nessun modo la mia eccitazione, decisi di andargli a fare visita. Con il fiato sospeso salii le scale coperta sola da una vestaglia e portando con me Giumpy, l’orsacchiotto di peluche dal quale ero inseparabile. La porta della stanza era socchiusa. Inspirai fortemente con il naso e finalmente entrai nella stanza senza far rumore, accostando la porta alle mie spalle. Mio zio dormiva con la finestra aperta coperto solo da un paio di slip; notai la luna piena che mi permetteva di distinguere la sua figura in quella stanza buia. Era steso su un fianco e la testa poggiava su una delle due braccia. Mi misi in ginocchio ai bordi del letto e cominciai a contemplare quel corpo prestante, senza un filo di grasso. Non resistetti alla tentazione di sfiorare con i polpastrelli delle dita quel ventre piatto e muscoloso, di sfiorare quella peluria virile che lo ricopriva. Non potevo trattenermi dal pensare alla faccia di mio padre, qualora mi avesse sorpreso a fare un cosa del genere! E mia madre, poi! Mi avrebbero cacciata di casa, rinnegata come figlia... e io magari sarei stata costretta a convivere con lui... no, non me lo avrebbero mai permesso: è mio zio!, pensavo, e tuttavia questi pensieri invece di distogliermi dal compito che avevo intrapreso, mi eccitavano ancora di più. D'un tratto nel sonno lo zio cambiò posizione e si mise prono, come se volesse nascondermi le sue grazie, il misterioso tesoro che doveva avere negli slip. Toccai lievemente le sue spalle nerborute, e mi venne la tentazione di strusciarvi sopra la passerina; poi decisi di non farlo perché sicuramente lo avrei svegliato. Baciai dolcemente quelle forti spalle che mi avevano sempre sostenuto nei nostri giochi e allo stesso tempo mi avevano dato tanto piacere tra le gambe. Subito cominciai a bagnarmi; lo carezzai ancora sulle natiche sode: mi sarebbe piaciuto mettere la mano dentro lo slip e con le dita esplorare il suo ano, quando ad un tratto di nuovo si voltò nel sonno e si mise supino. Adesso attraverso gli slip potevo distinguere meglio le proporzioni del suo pene, che floscio era quanto quello di Massimo in erezione. Poggiai le mie labbra sugli slip, e sentendo il suo odore maschile trasalii, ma subito dovetti discostarmi perché aveva cambiato nuovamente posizione. Doveva fare sogni parecchi movimentati quella notte! Decisi che sarebbe stato mio. Abbassai piano piano gli slip; poiché ora era nuovamente disteso sulla schiena, riuscii a scoprire solo la parte anteriore: mi trovai così di fronte d un bel membro di uomo, e la cosa che più mi colpì fu la cappella bruna, tornita, che mi ricordava un fungo e che velocemente si ingrossava non appena la prendevo tra le mie dita: lo zio era circonciso! Giocai per un po’ con questa cappella . Appena il membro si ingrossava mollavo la presa e poi ricominciavo, fin quando l’asta divenne durissima e non accennava più a sgonfiarsi. Intanto una secrezione bagnava il glande eccitato; con la punta della lingua assaggiai il sapore pungente... mi sembrò di sentire un lieve gemito... forse si stava svegliando... A quel punto mi abbassai le mutandine, e mantenendo l'uccello con la mano, a cavalcioni di mio zio cercai di ficcarmelo dentro. Ma non ero capace di mettermelo, mi sfuggiva sempre sul più bello; inoltre ero un po’ impedita nei movimenti, perché temevo di svegliarlo. All’ennesimo tentativo mio zio all’improvviso sembrava stesse per aprire gli occhi. "Lily... Lily che stai facendo?" mi disse mezzo assonnato. "Zietto vogliamo fare il cavalluccio sul letto?" risposi prontamente con aria innocente, e intanto strusciavo la mia passeretta sulla sua cappella gonfia... ebbi l'impressione che si fosse addormentato di nuovo, perché ora aveva gli occhi completamente chiusi e mi sembrava che non respirasse; forse fingeva solo per l'imbarazzo, il coglione non vuole assumersi la responsabilità dell'iniziazione sessuale della nipotina, pensai. Intanto però sentivo il suo pene prepotente che cercava i miei buchi, e dopo un falso tentativo in cui la grossa cappella mi stava entrando nell'ano, finalmente riuscii a trovare la strada giusta per mettermi dentro quel membro caldo, e soffocando un grido di dolore mi accorsi che il glande almeno finalmente doveva essere entrato nella passera. Tutto qui, pensai? E la fanno così lunga, con questa storia della verginità! Pensavo che avrei sentito molto più dolore! La fica intanto mi si era bagnata; più che il sangue prodotto dalla lacerazione del mio imene, che in realtà non doveva ancora essere avvenuta, poiché non avevo sentito alcun dolore, dovevano essere le secrezioni con cui la mia vagina eccitata cominciava ad autolubrificarsi. Non provavo nessun piacere particolare, avevo questo caldo pezzo di carne dentro di me, e il fatto che appartenesse a mio zio cominciava a farmi sentire un poco strana... in verità mi faceva sentire molto porca... avrebbe potuto essere mio padre, voglio dire, oltre vent'anni di differenza... cercai di levarmi la sommità dell'asta da dentro per decidere che cosa fare; dopotutto pensavo che quando avrei perso la verginità ci sartebbe stato un minimo di collaborazione da parte del mio partner. Ero in una posizione che mi affaticava molto, perché nella mia vagina per adesso avevo solo la grossa cappella, e il pene non mi riusciva di ficcarlo tutto dentro, come se ci fosse un ostacolo, un qualche impedimento... Forse fui un po’ brusca nei movimenti, comunque fu un colpo di fortuna perché mio zio si svegliò di colpo e trasalì: anche lui fece un movimento brusco a causa della sorpresa, e il risultato fu che finalmente mi ritrovai il suo coso tutto dentro; questa volta il dolore fu un po' più forte, e mi scappò un gemito. Ma il piacere che provai quando finalmente il suo ucccello fu tutto nel mio caldo nido! Una sensazione ineffabile che mi faceva palpitare tutta...finalmente avevo raggiunto il mio scopo! Prima non doveva essermi entrato nemmeno il glande completamente: le mie amiche mi avevano detto che appena entrava il glande era fatta, ma invece io non sentivo niente. Da stupida inesperta dovevo essermi solo strusciata sulla sommità della calda cappella. Ora sì che lo sentivo dentro e avevo anche la sensazione che ni si fosse lacerato qualcosa... tuttavia dovevo ammettere che era piacevole quel pezzo di carne caldo che avevo intrufolato con tanta determinazione nella mia intimità. Però era un momento molto imbarazzante: io con il pene di mio zio nella vagina e lui appena sveglio. Con aria innocente gli dissi:
"Zio volevo solo giocare al cavalluccio, ma all’improvviso il dito che hai fra le gambe è cresciuto e mi è entrato dentro e ora non riesco più a levarlo."
E frignando un po’:
"Aiutami zio ti prego, liberami, altrimenti Giumpy, il mio orsacchiotto, piange! Guarda, non riesco a liberarmi..."
E intanto mi muovevo su e giù e lo cavalcavo con grande gioia di entrambi. Il dolore era quasi scomparso, e con piacevole sorpresa mi accorsi che il più piccolo movimento con quella verga dentro si traduceva in un godimento mai provato prima. Mio zio intanto, recuperato il suo sangue freddo, visto che ormai la nipote se lo stava scopando, decise di continuare il gioco fino in fondo. Soffocando i gemiti mi sussurrò:
"Vedi Lily...aah..quando il dito si fa grande non esce...uuh... piuuù"
"Ma cosa dici, zio?"
"L’unica soluzione e farlo diventaaah re un’altra volta piccoohlo"
"E come si fa?" risposi io, piccola troia, continuando a cavalcare.
"Continua cosiiiì, continua ti staiii muovendo bene".
Provavo una folla di emozioni sempre più intense, man mano che la dura asta di mio zio mi trapanava con un insistente movimento ondulatorio e sussultorio allo stesso tempo… un terremoto dentro il mio ventre da lungo tempo voglioso le cui scosse cercavo di assecondare avvolgendo con le mie viscere quel caldo membro che sembrava quasi una cosa viva, che pareva qualcosa di autonomo, che ormai non apparteneva più nemmeno a mio zio, del quale nella penombra scorgevo il volto estasiato: era quel membro di uomo che avevo desiderato da tanto tempo, altro che la ridicola e precipitosa appendice di quello sfigato di Massimo, che mi faceva sì tanta tenerezza e che forse un po’ amavo, ma che non mi avrebbe mai scopata!… Adesso non volevo fermarmi più, avrei voluto continuare per sempre, avrei voluto ritardare al massimo la violenta esplosione grazie alla quale il seme di mio zio immaginavo mi schizzasse fin dentro l’utero… sì, volevo sentire gli schizzi di sperma molto dentro, avrebbero bagnato l’orgasmo formidabile che dai piedi cominciava a salire lento e deciso fino allo stomaco… rallentavo i movimenti dei fianchi per aumentare la resistenza di mio zio, che capì la mia intenzione e mi assecondava in questa cavalcata, che in fondo conducevo io, piccola e disinibita valchiria, aumentando e diminuendo il ritmo con i fianchi… ormai la passeretta si era così ben adattata a quel membro, che lo avvolgeva perfettamente, e lo controllava: ero io adesso che potevo scegliere il modo migliore di sentirmelo dentro, non era più quel muscolo frenetico che temevo difficilmente di controllare; mio zio si stava estenuando… sentii il suo pene come il suo corpo sempre più caldo e mi resi conto che presto avrebbe eiaculato. Ricordai con sgomento di non aver preso nessuna precauzione, e ormai non avrebbe avuto più senso prenderne… A quel punto mio zio mantenendomi per i fianchi cominciò a sbattermi sul suo ventre. Era lui che conduceva il gioco di nuovo. Dopo tre o quattro movimenti un po’ più rudi, disse: “Voglio venirti in bocca, piccolinaaah… meglio così: potresti rimanere iiincintaa…"; in un attimo con le sue forti braccia mi alzo’ disincastrandomi dal suo pene, mi prese la testa fra le mani e me lo sentii esplodere in bocca… continuai a succhiare perché il piacere era così grande che volevo non si fermasse più: ebbi il mio primo orgasmo mentre l'uccello di mio zio mi dissetava con abbondanza di sperma. Ingoiai i primi schizzi, poi ebbi lo stupido timore di essere soffocata dalla violenza del getto e mollai la presa per un attimo; uno schizzo finì sull'orecchio dell'orsacchiotto, ma mio zio con una certa rudezza mi abbassò di nuovo la testa spingendola sul suo cazzo, facendomi capire che voleva essere succhiato fino all'ultima goccia. Allora lesta lo ripresi in bocca, e lui con un paio di forti colpi di bacino me lo spinse in gola come se avesse voluto schizzarmi fin dentro lo stomaco... il suo seme aveva un sapore amaro e un odore molto intenso. Esausta caddi sul suo fianco, e dopo avergli messo la lingua in bocca lo salutai dicendo...

(lo zio) - Tuo zio ti fa tanti auguri per i tuoi diciotto anni, Lily!
(la mamma) - Ma a che cosa stai pensando? Le candeline sulla torta le hai spente... non dici niente a zio Claudio che ti ha appena fatto gli auguri?
- Grazie, zio!

Comments:
Great work!
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Thank you!
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vorrei essere nell tuo posto,sei fortunata,scopare con tuo zio e una vera fortuna
 
Sembra scritto da uno sfogato setaiolo che non ha mai capito una mazza delle fregole delle donne, tanto meno delle adolescenti sfacciate e confuse. E poi figliolo scrivi così male, sembra che imiti siti porno antisega. Ma come hai fatto a prendere la maturità?
 
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beata tè
 
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