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sabato, dicembre 03, 2005

 

IL TRIANGOLO (genere erogeometrico)

Marco conosceva Paolo da parecchi anni; si poteva dire che erano cresciuti insieme: si conoscevano dalle elementari, le medie le avevano fatte in scuole diverse, poi si erano incontrati al liceo scientifico ed erano capitati nella stessa sezione; ed ora, anche se l’uno frequentava la facoltà di architettura e l’altro quella di scienze politiche, la loro amicizia era così solida che questa divergenza non influiva minimamente sul loro rapporto intimo. Quel primo autunno da universitari aveva portato però un cambiamento fondamentale: Marco aveva cominciato una relazione con una collega di studi, Giulia, mentre Paolo non aveva trovato ancora nessuna. Questo evento avrebbe potuto dissolvere la loro più che decennale amicizia, se non ché Paolo fece la conoscenza di Laura e divennero buoni amici. Spesso nei week-end uscivano insieme tutti e tre: Paolo si trovava a proprio agio sia con il suo amico che con la sua partner, e Marco aveva una fiducia tale nel suo migliore amico che non era raro per lui permettergli di uscire da solo con la sua ragazza. Il comportamento di Paolo a dire di Laura era ineccepibile e costei non aveva ragione di mentirgli perché egli le aveva confessato che non se la sarebbe presa se fosse capitato un qualche commercio carnale tra la sua ragazza e il suo migliore amico. A Laura, giovane e disinibita, non sarebbe dispiaciuto un po’ di sesso con Paolo, visto che il suo ragazzo le aveva dato via libera, e anzi pareva ci rimanesse male quando ripeteva per l’ennesima volta che non avrebbe concluso niente. Marco aveva spinto anche Paolo su questa strada: una sera che l’amico era restato a dormire a casa sua, gli aveva detto esplicitamente: "Ti piacerebbe fare l’amore con Laura?""Ma e’ la tua ragazza!”"Proprio per questo: tu sei il mio migliore amico e con te voglio dividere tutto"."No, non me la sento. Io ho bisogno di provare qualcosa per fare sesso, non lo riesco a fare in maniera così meccanica...""Ma Laura ti piace?""Non posso negare di provare per lei una certa attrazione fisica...""E allora? Sei uomo o no? Certe volte ragioni come una donna""Tu sei matto!"Talvolta Paolo pensava che l’amico volesse metterlo alla prova, e che scherzava solamente. Ma dato che lo conosceva bene, era certo che avrebbe trovato un modo diretto per esprimergli dei dubbi sulla sua amicizia, certo non questi pericolosi sotterfugi...Ergo Marco doveva desiderare veramente che facesse l’amore con la sua ragazza, altrimenti non avrebbe insistito tanto. In realtà Laura originariamente non era nemmeno il suo tipo; le era piaciuta in seguito, quando aveva avuto modo di osservare la passione dell’amico; si era così innamorato non di Laura, ma dell’amore che Marco provava nei confronti di Laura. Quella sera a casa di Paolo, Marco fece uno strano sogno: Laura vestita in maniera molto succinta lo seduceva nella casa di Marco dove erano rimasti soli. Ma mentre la penetrava sul letto a due piazze dove in realtà ora stava dormendo, il volto di lei si trasformava in quello di Marco; si svegliò durante il sonno e notò che la sua mano era poggiata sul ventre dell’amico che dormiva placidamente ma il cui membro era durissimo. Vergognandosi ritirò la mano e si risistemò in un posizione innocente sperando che Marco non si fosse accorto di niente. La mattina dopo Paolo si rese conto che il sentimento che provava nei confronti del suo migliore amico si era trasformato in qualcosa di diverso: non aveva ancora chiaro nella sua mente questo "qualcosa di diverso", riusciva solo ad avere la certezza che vi era implicato qualcosa di fisico, di sessuale. Aveva preso coscienza della natura bisessuale di ogni individuo: le insistenze di Marco nello spingerlo alla conoscenza della sua ragazza, erano state lette dal suo inconscio come un invito a soddisfare il desiderio fisico dell’amico stesso e non della sua compagna; e forse, anche l’inconscio di Marco si serviva di questa proposta cameratesca per raggiungere un altro fine, per saziare un altro tipo di desiderio. Mentre però Marco era sufficientemente superficiale per non avere consapevolezza di inclinazioni perturbanti, Paolo dopo quel sogno di cui si capiva il significato anche senza aver studiato Freud inizialmente non si visse molto bene la rivelazione della sua naturale omosessualità. Per un po’ con scuse sempre più patetiche si negò all’amico: temeva che in qualche modo avrebbe tradito il desiderio che aveva nei suoi confronti; cominciò ad odiare Giulia, considerandola giustamente una rivale; inoltre la sua educazione cattolica lo ossessionava con i sensi di colpa, che lo facevano sentire un perverso e un peccatore lussurioso. Dopo un breve periodo di deriva mistica in cui aveva preso seriamente in considerazione l’idea di farsi prete, si rivolse ad un buon psicanalista e ritrovò ben presto il suo equilibrio. Accettò la rivelazione che aveva avuto in sogno, ricominciò a frequentare l’amico e decise che al momento giusto gli avrebbe dichiarato i suoi sentimenti e gli avrebbe chiesto di fare l’amore con lui. Si accorse però con rammarico che le occasioni in cui poteva restare da solo con Marco diminuivano sempre di più, e una volta che era riuscito a formulare la sua richiesta l’amico lo prese per uno scherzo e finì in una risata.Passarono un paio di mesi. Un mercoledì pomeriggio Paolo stava ascoltando pensieroso la radio nella sua stanzetta; non riusciva a concentrarsi nello studio, quando sentendo una canzone alla radio ebbe un’idea geniale: dopotutto Marco non aveva insistito perché facesse l’amore con la sua ragazza? Sarebbe stata Laura il suo cavallo di Troia. Avrebbe finalmente detto di sì a Marco, avrebbe fatto l’amore con la ragazza del suo migliore amico, ma a patto che lui stesso fosse presente; la canzone che gli aveva dato questa idea era stata "Pensiero stupendo" di Patty Pravo: la sensuale descrizione di quel triangolo cantata dalla voce inconfondibile e tremendamente erotica della strega veneziana, gli aveva offerto la risoluzione del problema che più lo assillava in quel momento: fare l’amore con il suo migliore amico. Ma se pensava che Giulia sarebbe stato il suo cavallo di troia era proprio fuori strada; questa bellissima bionda dalle cosce lunghe e snelle, i capelli biondo platino portati cortissimi, e un seno proporzionato alle sue forme e molto sodo che simmetricamente compensava sul davanti la consistenza delle carni posteriori, oltre che un gran pezzo di figa dietro la quale sbavavano tutti i ragazzi del quartiere era anche una ragazza molto intelligente, come la maggior parte delle sue coetanee che vivono in questi tempi di rivincita femminile, e inoltre aveva quell’ intuito caratteristico dell’altra metà del cielo che integrava le sue pur sviluppate facoltà razionali. Paola non solo studiava scienze politiche, ma seguiva anche un corso di teatro, faceva fotografie come modella e occasionalmente svolgeva qualche lavoro di rappresentanza ben retribuito. Era stata già con un cinquantenne e con un quarantacinquenne sposato; poi si era stufata degli "uomini con la panza" e aveva deciso di mettersi con un suo coetaneo: scelse Marco, al quale fece credere di condurre il gioco della seduzione che in realtà aveva gestito lei sin dall’inizio, e quando conobbe poco dopo Paolo, non ci mise molto ad intuire le tensioni omoerotiche che parzialmente inconsapevoli legavano i due amici del cuore; uno dei sogni di Giulia era vedere due maschi che facevano l’amore: aveva già provato con due gay suoi amici, ma la cosa era risultata deludente perché anche se si era eccitata moltissimo e per la prima volta aveva assistito ad un fisting e ad altre cose strane; tuttavia non aveva potuto partecipare attivamente il commercio carnale perché non era desiderata e quei due si appagavano esclusivamente l’uno dell’altro. Confidava perciò che con due ragazzi tendenzialmente etero e che però sembravano innamorati l’uno dell’altro, sarebbero stati l’ideale per raggiungere il suo scopo. Il momento opportuno per realizzare questa cosa le fu offerto da Marco quando decise di passare il prossimo week-end nella sua casa di campagna. Gli occhi blu di Laura ricevuta la notizia si accesero di una gioia che solo lei poteva comprendere e che Marco pensava invece fosse dovuta al suo amore per le alture. Era una luce simile a quella riflessa negli occhi verdi di Paolo, quella luce che si manifesta quando si aspetta che venga mantenuta una promessa di felicità. La casa di Marco si trovava su di una grande duna che si affacciava sul mare; era una villetta familiare che i suoi adoperavano esclusivamente per le vacanze estive, mentre durante l’inverno, ufficialmente all’insaputa dei suoi, era la sua personale garçonierre. Era una splendida giornata di Febbraio, il sole era caldo e pareva di sentire nell’aria già il profumo della primavera. Per il dormire tutti quanti decisero di sistemarsi nella stanza con il letto matrimoniale al piano di sopra. Dopo aver sistemato le poche cose che avevano portato con sé, dovendo trattenersi nel posto solo un week-end, dato che si era fatto sera decisero di preparare la cena. Se ne occuparono Marco e Paolo, mentre Giulia leggeva “L’ insostenibile leggerezza dell’essere” di Kundera. Paolo era l’assistente di Marco, e seguiva fedelmente tutte le sue istruzioni; prepararono dapprima un sugo particolare, un’invenzione di Marco. Trattavasi di un intingolo veramente saporito fatto con salsa, cipolle, ostriche e peperoncino, più un ingrediente segreto che Marco non voleva rivelare. Giulia osservava soddisfatta la complicità che si creava tra i due amici mentre cucinavano: era stata lei a volere che preparassero la cena insieme. Infine calarono gli spaghetti nella pentola. Quando ritenne opportuno controllare la cottura, Marco prese uno spaghetto con la forchetta e lo fece assaggiare all’amico, mentre lui lo prendeva in bocca dall’altro capo, e quando Paolo lo inghiottì tutto si trovò con la bocca su quella dell’amico; fecero parecchie di queste stronzate, e Giulia osservava compiaciuta. Sembrava che le patte dei pantaloni dei due amici fossero un po’ gonfie, il gioco forse li stava eccitando; il suo piano stava riuscendo alla perfezione. Ma quando Paolo toccò da sopra i jeans la zona genitale di Marco, questi provò molto imbarazzo, e questo interruppe i loro giochi; la cena intanto era pronta. Giulia si infastidì per il cambiamento di umore del suo ragazzo, e decise di passare al contrattacco perché i suoi piani non fallissero. Propose un giochino: si sarebbe distesa sul tavolo della cucina vestita ma senza indossare le mutandine sotto la gonna; Paolo e Marco avrebbero dovuto succhiare a turno i saporiti spaghetti che aveva tra le cosce e parzialmente nella vagina. Il gioco eccitò molto Marco, e il vino rosso cominciava a far salire di giri i tre amici. Marco permise anche a Paolo di succhiare gli spaghetti dal pube di Giulia, e poi decisero di succhiarli insieme; entrambi ebbero l’impressione, ma non la certezza, che le loro lingue si sfiorassero durante l’operazione. Poi si passò al dessert: fragole con panna. Dopo aver acceso il camino, Giulia fece denudare il torace ai due amici, e cosparse il loro petto di panna che leccava lentamente, indugiando a lungo sui capezzoli. Poi volle che Paolo pulisse con la lingua quel poco di panna che lei intenzionalmente aveva lasciato sul petto del fidanzato. Quando la lingua di Paolo toccò il suo capezzolo Marco ebbe un fremito e dovette convenire che era molto eccitante; si era eccitato più con la lingua di Paolo che con quella di Giulia, anche se non sapeva spiegarsi perché. Dopo questi giochi Giulia fece una canna, quindi tutti e tre si trasferirono nella stanza di sopra per andare a riposare. C’era anche il bagno nella stanza; dapprima vi entrarono Paolo e Marco, i quali pisciarono contemporaneamente guardandosi i piselli e ridendo in modo infantile; quando se li scrollarono per fare uscire le ultime gocce di urina i loro glandi si sfiorarono ed ebbero un fremito; imbarazzati distolsero lo sguardo l’uno dall’altro, e rimisero i loro membri che si stavano indurendo nelle mutande. Usciti dal bagno si misero a letto, ognuno su di una sponda. Paola andò in bagno a prepararsi e ne uscì completamente nuda. Entrata nel grosso letto matrimoniale subito cominciò ad accarezzare i due amici sopra le mutande; si accorse che i loro membri erano già durissimi, e che l’uccello di Paolo non era meno interessante di quello del suo fidanzato. A turno baciava in bocca ora l’uno ora l’altro continuando a masturbarli. Marco abbassò i suoi slip e invitò l’amico a fare la stessa cosa. Insieme cominciarono a succhiare i capezzoli di Paola che erano turgidissimi. Quindi Paola disse: “Vi voglio dentro tutti e due, contemporaneamente”. Si mise parzialmente su di un fianco, in modo da agevolare la penetrazione dei due amici e permettere allo stesso tempo ai due di guardarsi mentre erano in lei. Marco la penetrò nel punto più delicato, l’ano. Mentre Paolo la prendeva d’avanti, facendola cavalcare prona su di lui; fu lei stessa a prendere il membro dritto di Paolo e a metterselo dentro, prima che Marco sistemasse il suo nella parte posteriore. Giulia aveva una flessibilità e un agilità non comuni, e avendo praticato yoga per molti anni era scioltissima; inclinando il busto da un lato permetteva ai suoi amici di scoparsela e di guardarsi l’un l’altro contemporaneamente. Nella sua fantasia aveva in mente per questa posizione la denominazione culinaria di “biscotto scremato”. La posizione d’amore in cui la donna è tra due uomini che la penetrano, volgarmente “biscotto”. La variante di Giulia consisteva nella fuoriuscita della crema (che era lei stessa) grazie alla deviazione del suo busto, in modo da non coprire completamente Paolo che supino si faceva cavalcare. In questo modo, le due falde del biscotto (Marco e Paolo) potevano in certi punti quasi combaciare, e i visi dei due amici erano l’uno di fronte all’altro. Giulia godeva come una forsennata: si sentiva solo uno strumento usato dai due amici per valicare nuove soglie del piacere, e questa cosa invece di avvilirla la eccitava. Aveva sempre dominato i suoi uomini, e ora esserne il volontario strumento di godimento, per sua scelta, la appagava moltissimo. Certo, anche se un po’ faticoso, era piacevole gestire contemporaneamente due membri diversi. Non era la prima volta per lei, che anzi aveva avuto anche rapporti con tre persone contemporaneamente; tuttavia ciò che più le dava piacere in quel triplice amplesso era un qualcosa di molto cerebrale: il suo essere come uno specchio che rifletteva il desiderio reciproco dei due amici, che tale desiderio mai avrebbero riconosciuto senza di lei. Grazie a Giulia che faceva da medium femminile, rassicurandoli sulla loro identità, essi potevano incontrarsi in una zona franca dove era possibile liberare tutte le inclinazioni da lungo tempo sopite. Giulia aveva avuto almeno tre orgasmi ed era spossata; decise di riposarsi un po’ dalle fatiche d’amore, che erano state molto soddisfacenti, e di portare a termine il suo progetto. Ordinò ai due di baciarsi mentre la fottevano. Fu Marco, con sorpresa di Paolo, a prendere l’iniziativa e a mettere per primo la lingua calda nella bocca dell’amico; e davvero nella posizione in cui si trovavano, era come se il corpo di Paola fosse solo uno strumento per permettere ai due amici di fare l’amore fra di loro: ella offriva l’ano e la vagina come interfacce per l’incontro erotico di due persone dello stesso sesso, superando la Natura con i suoi stessi mezzi; i due mostrarono di apprezzare molto la geniale trovata della ragazza e il suo spirito di sacrificio: la posizione non era agevole per lei, e il movimento di quei due membri che ora, dopo il bacio, sentiva dentro di lei come due corpi estranei non la eccitava moltissimo; ora sì che cominciava a raggiungere l’intento che si era prefissa: si sentiva estranea al movimento ritmico dei due corpi che cercavano di sincronizzarsi tra di loro trascurandola completamente, quasi come se non esistesse in quanto persona, ma esistesse solo come corpo terzo per raggiungere un fine. Era un ottimo segno. Dato che non poteva guardare in volto i suoi due partner, aveva bisogno di parlare per capire le sensazioni che provassero in quel momento; così cominciò a domandare a Marco se gli piaceva la lingua dell’amico e a Paolo se stesse godendo in quella strana posizione. Ma più di un monosillabo non riusciva a ricavare. I due ci avevano preso proprio gusto! La soddisfazione intellettuale di Giulia fu enorme: come aveva previsto, le tensioni omoerotiche tra i due amici si sarebbero manifestate in tutta la loro potenza, una volta che avesse offerto il suo corpo femminile come mezzo. Anche se facevano l’amore tra di loro, i loro membri che penetravano Paola li rassicuravano sulla propria maschilità perché dopotutto stavano possedendo entrambi una donna! Giulia decise che erano pronti per una ulteriore liberazione erotica. Tra l’altro era ora che prendesse l’iniziativa perché altrimenti le sarebbero venuti dentro contemporaneamente…e addio divertimento; oltretutto era stanca di quel piacere tutto mentale. Si liberò delicatamente dei due membri dicendo: “Adesso mi piacerebbe godere di voi con la bocca! Scendiamo dal letto.” Dopo aver detto ciò, fece mettere i due amici in piedi ai bordi del letto; quindi ginocchioni, dapprima cominciò a masturbarli guardandoli negli occhi. Quindi cominciò a leccare avidamente dapprima il membro di Marco e poi quello di Paolo; infine li prese tutti e due nella sua bocca. Ovviamente con la sua bocca a cuoricino, carnosa ma non molto grande, riusciva a malapena ad inghiottire una parte dei due glandi gonfi, ma la cosa li eccitò moltissimo: era una sensazione bellissima sfiorare con il proprio pene un altro membro nella bocca di una donna. Mentre Paola compiva quest’operazione invitò i due a baciarsi di nuovo; essi non se lo fecero ripetere due volte. Quindi Giulia li fece mettere uno di fronte all’altro, in modo che potessero sfregare i loro uccelli baciandosi; lei, intanto, delicatamente inseriva il medio della mano sinistra e il medio nella mano destra nei loro culi. I due assecondavano con il bacino la penetrazione delle dita, e Giulia contenta notò che non aveva difficoltà a penetrarli perché erano molto rilassati, ormai non c’era più un briciolo di tensione: tutto sembrava naturale. Decise che erano pronti per il passo successivo. “Adesso”, disse “desidero che tu, Paolo, prenda in bocca l’uccello del mio ragazzo!”. Fece accomodare Marco sul letto, seduto, in modo che le piante dei piedi poggiassero sul parquet; Marco ebbe un’esitazione, e disse a Paolo “Guarda che se non te la senti…non fa niente…” Ma Paolo già aveva cominciato a leccargli l’interno delle cosce, mentre Giulia, al suo fianco, lo masturbava; quindi la ragazza si inventò un'altra posizione: fece accovacciare Paolo sul suo ventre, in modo che potesse prendere l’uccello suo in bocca mentre era distesa sul pavimento, mentre lui continuava a succhiare l’amico che ormai era disteso con la schiena sul letto. Il piacere fu intensissimo, sebbene la posizione fosse un po’ scomoda, soprattutto per lei; era la prima volta che Paolo prendeva in bocca il membro di un altro maschio, e se non si fosse trattato del suo migliore amico forse non avrebbe mai avuto il coraggio di fare un’esperienza del genere; il primo contatto tra la sua bocca e il cazzo dell’amico fu diverso da come l’aveva immaginato; innanzitutto, date le proporzioni del membro e la sua inesperienza, non gli riuscì di prenderlo in bocca al primo colpo…e poi quell’odore e quel sapore aspro sulla punta della lingua…ormai ai trovava a leccare la cappella gonfia e bruna, indugiando sul meato umido…poi decise di mordicchiarli teneramente l’interno delle cosce e i testicoli…e infine lo prese tutto in bocca e cominciò a succhiare…allora Marco inarcò la schiena con un gemito di piacere, e poggiandosi sulle braccia si alzò in modo da poter accarezzare i capelli dell’amico. “Adesso voglio che tu Marco, lecchi l’uccello di Paolo”, disse Giulia; ma Marco si rifiutò di farlo dicendo che aveva un’idea migliore. In realtà l’idea di prendere in bocca l’uccello dell’amico, lo imbarazzava un po’; fondamentalmente era etero, e fin quando il sesso orale lo riceveva era un discorso…ma a leccarlo lui; allora Giulia ebbe un idea geniale. Si inginocchiò ai piedi di Paolo e cominciò a baciargli il membro; ogni tanto si girava vicino a Marco che aveva invitato al suo fianco di fronte alle cosce dell’amico e gli metteva la lingua in bocca; fu attraverso la lingua di Giulia che Marco prese confidenza con gli umori dell’amico. La cosa cominciava ad eccitarlo moltissimo. Fece scostare Paola e si avvicinò alla verga di Paolo, che era circonciso. Com’era diverso quel membro dal suo: sempre scappellato, e quel glande quasi osceno! Avvicinò la bocca e lo baciò leggermente, poi lo tastò con la lingua. Il contatto della punta della lingua con il glande fece trasalire Paolo che ebbe un intenso gemito di piacere. La cosa eccitò ancora più Marco che finalmente decise di prenderglielo in bocca e di succhiarglielo; ma non si trovava a suo agio in quella posizione passiva. Egli infatti si viveva il pompino come una sottomissione al fallo, non come una dominazione del fallo stesso e attraverso di esso dell’uomo che lo possiede. Non sarebbe mai riuscito ad ingoiare lo sperma dell’amico, se questi gli fosse venuto in bocca. Pertanto, dopo avergli dato un leggero morso sui testicoli, propose sorridendo a Paolo: “Mi piacerebbe prenderti dietro. Vuoi?”… “ Non saprei…Però non mi fare male” …“Aspettate, ho in mente un’altra posizione” interloquì Giulia. Fece poggiare Paolo inclinato con il busto di circa 90 gradi su di un mobile non molto alto: mentre lei da sotto gli leccava l’uccello, l’amico lo avrebbe inculato. Mentre Giulia succhiava, Marco con la sua saliva ungeva il buco dell’ano di Paolo. Dapprima inserì delicatamente il dito medio. Poi pian piano , dolcemente, carezzando lieve le natiche polpose dell’amichetto, cominciò ad introdurre il glande. Quando vide che i muscoli dell’ano si erano sufficientemente rilassati, inserì tutto il membro; fu una sensazione bellissima: dentro quel buco stretto provava più piacere che nello scopare una donna; bastava che Paolo per i colpi si irrigidisse un po’, e una calda stretta avvolgeva il suo membro e lo spingeva fuori; allora lui si fermava e domandava “Ti sto facendo male?”. “Fa’ un po’ più piano per favore, è la prima volta per me. “. Giulia si accorse che il pene di Paolo si era afflosciato, ma continuava a succhiarlo nella speranza di renderlo turgido di nuovo. Marco si accorse invece che il suo glande era sporco del sangue dell’amico; allora fece una cosa che senza essere bevuto e cannato non avrebbe fatto mai: leccò dolcemente il buco del culo di Paolo, che subito riebbe una violenta erezione per la gioia della bocca golosa di Giulia; dopo averlo umettato per bene l’orifizio, spinse di nuovo dentro il suo membro, e questa volta non incontrò resistenza: Paolo cominciava a godere come un forsennato, e movendo il bacino seguendo lo stesso ritmo dei colpi del suo amico cercava di assecondare il movimento per provare più piacere. Non avrebbe mai immaginato che si provassero sensazioni così intense nel prenderlo dietro; invidiò il genere femminile, che godeva naturalmente di questo tipo di penetrazione, mentre lui era costretto a dare le spalle a chi gliela offriva; prima aveva provato un po’ di dolore perché non si era sufficientemente rilassato…ora gli sembrava di poter controllare completamente con i muscoli del suo retto quel membro prepotente che sembrava volesse frugarlo fin nelle viscere, per regalargli un piacere mai provato. Paolo ebbe così il suo primo orgasmo anale: dagli intestini un’onda di piacere risalì fin sullo stomaco, e il suo culo si stava impregnando di umori che lo rendevano ancorà più piacevole da penetrare per Marco. Ora questi poteva muovere il suo uccello con maggiore libertà! Subito dopo l’orgasmo anale di Paolo, grazie a Giulia, e alla sua lingua, i due sborrarono contemporaneamente, uno nella bocca di Giulia e l’altro nel culo dell’amico. Marco prima di godere chiese con un filo di voce “Posso venirti dentro?”, ma già era partito il primo schizzo di sperma. Giulia, dopo l’orgasmo di Marco, leccò tutto il seme che bagnava l’orifizio di Paolo all’esterno e anche all’interno, fin dove arrivava la punta guizzante della lingua. Nella sua bocca aveva ora il liquido seminale di entrambi, e decise di coronare quel favoloso triangolo erotico baciando entrambi con la sua bocca pregna del loro sperma. Infine i tre, esausti, si addormentarono.

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